Pagina (10/115)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Santo Dio, non sanno tutti cheNon v’è cosa peggiore
      Che in vecchie membra pizzicor d’amore?
      Ma il Buratti aveva il difetto stesso di Byron e di tutte le femmine, di non saper custodire un secreto; enorme difetto che gli procurò amarezze e dispiaceri infiniti.
      Sotto un certo punto di vista fu un bell’esordio per un poeta satirico; bello per lui ma terribile per certi altri, i quali penso dovessero dire: se costui non risparmia neppure suo padre, che cosa farà di noi? Infatti da quel giorno le satire si succedettero con prodigiosa fecondità; il suo genio si rivelò fulgidissimo; gli amici ne rimasero sbalorditi; i nemici tremarono; la gente colta ammirò, e Francesco Negri, il protettore della sua fanciullezza, gli diresse un’epistola, che non è ancora stampata. Eccone un brano:
      Garzon felice! A te destro sorriseIl santo coro d’Elicona, e lieto
      Al nascer tuo baciotti in fronte Apollo.
      Minerva in grembo ti raccolse e il visoDe’ suoi fiori ti sparse Aglaie bella.
      Indi: cresci - ti disser - cresci, o vagoFanciullo, e fa che in sulle venet’acque,
      Più che l’ingenua culla, e gli agi, e l’amplaFortuna, caro altrui ti renda il dotto
      Ingegno, i bei costumi e gli aurei studiE lo spirto vivace, e l’arti mille
      E i mille don di cui larghe ti fummo.
      Tu omai crescesti, e omai co’ tanti pregiOnde se’ ricco, l’anime seguaci
      D’ognun ti rendi, e degli eguai lo stuoloTe sua delizia, te suo fregio appella;
      Nè molto andrà che a più soavi affetti,
      Benchè costanti meno, esca porgendo,
      Su te vedrai le cupide pupilleVolgere o calda verginella o sposa,


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il principe dei satirici veneziani Pietro Buratti
di Vittorio Malamani
Tipografia dell'Ancora Venezia
1887 pagine 115

   





Dio Buratti Byron Francesco Negri Elicona Apollo Aglaie