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      Rifuggi agli uomini di trarla avante?
      Perchè direbbonti, nè ciò t’adesca.
      Marito ignobile d’una fantesca.
      Bella logica! Quasi che il mondo non sapesse e non ripetesse da mesi che il poeta avea sposata la sua governante; quasichè fosse un obbligo per un marito il condurre in pubblico la propria donna! Malcontento forse di questa risposta e non gli parendo sufficiente vendetta, lo Scolari sporse pure querela contro il poeta, con lo scopo di farlo andare in prigione; ma il Commissario di Polizia, più prudente, si limitò a dargli una rammanzina, e a fargli sottoscrivere una dichiarazione di non più far satire vita sua natural durante. Costa sì poco il promettere, specialmente ai poeti!
      Bisogna sapere che ogni anno, alla metà circa di ottobre, il Buratti solea recarsi a Pezzan di Melma a celebrare non so quale Madonna con certi Gaggio suoi parenti; la qual celebrazione consisteva, come il solito, in un lauto pranzo dopo le cerimonie religiose. L’ultima volta a mensa avea fatta la conoscenza d’un prete ridicolo, un gustosissimo tipo goldoniano, certo Don Domenico Marienis. Figlio di un corriere, celebre sotto il nomignolo di Cul di ferro per l’impassibilità di quella parte del suo individuo; buono e ingenuo quanto poteva esserlo Adamo prima del pomo, il suo ritratto si completava con la seguente fisonomia:
      Çimesin(106) - ochio porçin,
      Denti verdi, naso storto,
      Cavel griso, bel bochin.
      Te darò la rima in morto.
      Nei giorni di sagra, per non dare troppe occupazioni ai nonzoli, addobbava la chiesa con le sue mani.


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Il principe dei satirici veneziani Pietro Buratti
di Vittorio Malamani
Tipografia dell'Ancora Venezia
1887 pagine 115

   





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