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      Parroco senza canonica, abitava la casa d’un conte slavo, fiero e bellicoso proprietario, il quale ogni mese litigava pel ritardato pagamento della pigione, e proferiva terribili minaccie di mandarlo a dormire in istrada, sotto il grande mantello del firmamento. L’acuto lettore capirà senza dubbio che il pover’uomo non poteva essere troppo contento del suo soggiorno. Onde mutarlo presentò una supplica al Patriarca di Venezia, in quel tempo Ladislao Pyrker; ma si ebbe in risposta una solenne lavata di capo, imperocchè Dio lo avea mandato a fare la felicità di Mazzorbo, e non doveva ribellarsi ai voleri di Dio. Stette dunque al suo posto; senonchè una idea peregrina attraversò la sua mente come fulgido lampo le tenebre d’una notte, cioè di recarsi in Svizzera a visitar San Fedele, santo assai trascurato, a parer suo, dalla Chiesa. Gli occorreva un passaporto; ma la sua faccia straordinarissima insospettì il Commissario di Polizia, che glielo negò. Povero prete! Si vide costretto ad inventare delle preghiere per giustificarsi con San Fedele, e ad invitarlo a punire la cattiveria umana, che gli toglieva persino l’occasione di guadagnarsi in Paradiso una poltroncina invece d’una sedia. E sfogò la sua rabbia sui poveri parrocchiani innocenti, invitantoli tutti ad un triduo, e preparò funerali grandiosi a madama di La Vallière, favorita di Luigi XIV, morta nel 1710, più di un secolo prima. A che proposito? Questo è quello che non si seppe mai. Si sa invece che i buoni isolani stralunarono gli occhi e spalancarono la bocca, e dopo averla chiusa, si chiesero tra di loro:


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Il principe dei satirici veneziani Pietro Buratti
di Vittorio Malamani
Tipografia dell'Ancora Venezia
1887 pagine 115

   





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