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      Quivi incontrò una vecchia conoscenza, la contessa Cornelia Martinetti, che il Foscolo rese celebre nelle Grazie, il Sacchi proclamò fior di dottrina e di cortesia,(153) e il Monti, il Niccolini, il Pieri e parecchi altri più o meno celebri letterati italiani, in diversa guisa lodarono ed onorarono. Fu accolto a braccia aperte, favore che vent’anni prima gli avrebbe cagionato qualche emozione, e fu presentato quasi a forza nei più rinomati salotti bolognesi, come il primo poeta veneziano vivente. Che seccatura! Perchè bisognava posare da celebrità, toccare possibilmente la corda sensibile delle signore, falsare infine se stesso. Ogni sabbato la contessa dava da pranzo agli amici, tutta gente seria professori dell’Università - figuriamoci! - ed ogni sabbato il Buratti la moglie ed i bambini aveano i loro posti a mensa. Contiguo al ricco palazzo si distendeva un fresco ed ombroso giardino inglese, con viali, passeggiate ridentissime e capanne d’ellera, dove la comitiva si ritirava a bere il caffè. Un dì il nostro poeta vide una farfalla aleggiare sul capo della signora, e posarsi finalmente sur una guancia di lei. Oh caso inaudito! Si rivolse tosto ai circostanti e disse:
      Il chiedo a tutti voi: qual maravigliaSe la farfalla su Cornelia posa,
      Leggiadra tanto, che in beltà somigliaAlla più fresca mattutina rosa?
      Ma la vivacità dei gesti pose in fuga l’ardito aligero, ed ecco il poeta in altro metro soggiungere:
      Se chiedete a me il perchè
      La farfalla più non c’è,
      Vi dirò che son di Fille


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Il principe dei satirici veneziani Pietro Buratti
di Vittorio Malamani
Tipografia dell'Ancora Venezia
1887 pagine 115

   





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