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      Il poeta accettò la disfida, e questa è l’origine del suo poemetto El baìcolo. Ebbe tale un successo, che coloro i quali in passato aveano avuto con lui motivo di ruggine, furono i primi a dargli la mano ed a riconciliarsi, fra i quali noto Giovanni Papadopoli e Tommaso Mocenigo Soranzo. A lui pareva un sogno tanta cordialità, ed era sorpreso, diceva «de trovar tola che me riceva dopo le mie baronae.»
      Ma non si pigli, prego, alla lettera le sue parole, chè se gli capitava l’occasione di satireggiare, di porre in caricatura qualcuno, lo faceva ancora senza scrupolo e senza pietà. Rammento le due ultime satire di lui, scagliate contro il Pedrocchi, che in quel tempo aveva inaugurato il suo caffè, maraviglia di Padova, e capolavoro dell’architetto Japelli. Uomo di vecchia tempra, vivea da gran tempo nella miseria per accumulare quattrini. A vederlo pareva l’ultimo dei mortali, un acquacedrataio qualunque: magro ed asciutto, sempre serio, con una giubba color del cielo, un paio di pantaloni grigi, un famoso berretto di velluto nero ricamato a fiori d’oro sul capo, e un’enorme tabacchiera costantemente dinanzi. Il forastiero che ammirava la fabbrica del caffè e si mostrava desideroso di conoscere il padrone, come lo vedeva restava attonito, strabiliato, e si fregava gli occhi, temendo che lo ingannassero.
      Tale impressione ebbe anche il Buratti, e fedelmente la riprodusse in un magistrale sonetto.
      El cafè de Pedrochi xe un portentoChe supara ogni umana aspetazion;
      Più che el se varda e sora e soto e drento,


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Il principe dei satirici veneziani Pietro Buratti
di Vittorio Malamani
Tipografia dell'Ancora Venezia
1887 pagine 115

   





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