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      .. quasi mai interessante, se non per chi vuole a tutta forza trovare fin nelle intime linee della vita l’intelligenza e il genio, e nei più comuni aneddoti straordinarie vicende»(160) Codesto è un modo come gli altri di trarsi pulitamente d’impaccio; ma la critica di trent’anni fa professava questa dottrina, ed ecco perchè gli studi di quel tempo sono manchevoli e da rifare. L’editore, per conseguenza, tralasciò le note più importanti che illustrano le poesie burattiane manoscritte, alcune delle quali sono veri squarci di autobiografia; mentre riesce evidente che il poeta le pose per qualche cosa, cioè per lasciare ai posteri quelle notizie di sè e de’ suoi versi, sufficienti, a meglio comprendere e giudicare il suo ingegno. Di tali note mi sono principalmente giovato nel presente studio.(161)
      A Venezia, nell’isoletta di San Michele, una lapide sopra una tomba ricorda: A - Pietro Buratti - Viniziano - Poeta d’acuto ingegno - Dotto e fecondo - Dei costumi dei tempi - Vivo pittore - Che all’altezza del lirico sermone - Il patrio dialetto - Ha elevato - Arcangela Brinis - Coi figliuoli - Al concorde marito - Al tenero padre - Alla delizia sua - E degli amici - Dolentissima pose - N. l’anno M.DCC.LXXII - M. di apoplessia il xx ottobre M.DCCC.XXXII. Ma la salsedine ha corrosa l’epigrafe, e il sepolcro ha un che d’incolto, d’abbandonato, che stringe il cuore, perchè avverte che il tempo ha fatto quasi dimenticare ai vivi quel morto. Oggi tutta Italia lo ammirerebbe quarto col Belli, col Porta e col Meli, se non fosse nato e fiorito a Venezia, nella città sfibrata e sonnolenta, dove nulla si cura, dove tutto si oblìa, e come disse recentemente un suo poeta,


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Il principe dei satirici veneziani Pietro Buratti
di Vittorio Malamani
Tipografia dell'Ancora Venezia
1887 pagine 115

   





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