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      Chi curerebbe l’istruzione popolare? Chi intraprenderebbe quei grandi lavori di esplorazioni, di bonifiche, d’intraprese scientifiche, che trasformano la faccia della terra, e centuplicano le forze dell’uomo?
      Chi veglierebbe alla conservazione ed all’aumento del capitale sociale per tramandarlo arricchito e migliorato all’umanità avvenire?
      Chi impedirebbe la devastazione delle foreste, lo sfruttamento irrazionale e quindi l’impoverimento del suolo?
      Chi avrebbe mandato di prevenire e reprimere i delitti, cioè gli atti antisociali?
      E quelli che, mancando alla legge di solidarietà, non volessero lavorare? E quelli che spargessero l’infezione in un paese, rifiutandosi di sottomettersi alle regole igieniche riconosciute utili dalla scienza? E se vi fossero di quelli che, matti o no, volessero bruciare il raccolto, o violare i bambini, o abusare sui più deboli della loro forza fisica?
      Distruggere la proprietà individuale e abolire i governi esistenti, senza poi ricostruire un governo che organizzasse la vita collettiva ed assicurasse la solidarietà sociale, non sarebbe abolire i privilegi e portare sul mondo la pace ed il benessere; ma sarebbe distruggere ogni vincolo sociale, respingere l’umanità verso la barbarie, verso il regno del ciascuno per sé, che è il trionfo della forza brutale prima, del privilegio economico dopo».
      Queste sono le obbiezioni che ci oppongono gli autoritarii anche quando sono socialisti, cioè quando vogliono abolire la proprietà individuale ed il governo di classe che ne deriva.


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L'anarchia
di Errico Malatesta
pagine 75