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      Da quanto abbiamo detto risulta che l’esistenza di un governo, anche se fosse, per seguire la nostra ipotesi, il governo ideale dei socialisti autoritarii, lungi dal produrre un aumento delle forze produttive, organizzatrici e protettrici della società, le diminuirebbe immensamente, restringendo l’iniziativa a pochi, e dando a questi pochi il diritto di tutto fare, senza potere, naturalmente, dar loro il dono di tutto sapere.
      Infatti, se levate nella legislazione e nell’opera tutta di un governo tutto ciò che è inteso a difendere i privilegiati e che rappresenta la volontà dei privilegiati stessi, che cosa vi resta che non sia il risultato dell’attività di tutti? «Lo Stato», diceva Sismondi, «è sempre un potere conservatore che autentica, regolarizza, organizza le conquiste del progresso» (e la storia aggiunge che le dirige a profitto proprio e della classe privilegiata) «non mai le inaugura. Esse hanno sempre origine dal basso, nascono dal fondo della società, dal pensiero individuale, che poi si divulga, diventa opinione, maggioranza, ma deve sempre incontrare sui suoi passi e combattere nei poteri costituiti la tradizione, la consuetudine, il privilegio e l’errore».
      Del resto per comprendere come una società possa vivere senza governo, basta osservare un pò a fondo nella stessa società attuale, e si vedrà come in realtà la più gran parte, la parte essenziale della vita sociale, si compie anche oggi al di fuori dell’intervento governativo, e come il governo non interviene che per sfruttare le masse, per difendere i privilegiati, e per il resto viene a sanzionare, ben inutilmente, tutto quello che s’è fatto senza di lui, e spesso, malgrado e contro di lui.


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L'anarchia
di Errico Malatesta
pagine 75

   





Stato Sismondi