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      E la statistica dimostra come il numero dei reati risente a pena l’effetto delle misure repressive, mentre varia rapidamente col variare delle condizioni economiche e dello stato dell’opinione pubblica.
      Le leggi punitive, del resto, non riguardano che i fatti straordinari, eccezionali. La vita quotidiana si svolge al di fuori della portata del codice ed è regolata, quasi inconsciamente, per tacito e volontario assenso di tutti, da una quantità di usi e costumi, ben più importanti alla vita sociale che gli articoli del codice penale, o meglio rispettati, quantunque completamente privi di ogni sanzione che non sia quella naturale della disistima in cui incorrono i violatori, e del danno che dalla disistima deriva.
      E quando avvenissero tra gli uomini delle contestazioni, l’arbitrato volontariamente accettato, o la pressione dell’opinione pubblica non sarebbero forse più atti a far aver ragione a chi l’ha, anzi che una magistratura irresponsabile, che ha il diritto di giudicare su tutto e su tutti, ed è necessariamente incompetente e quindi ingiusta?
      Come il governo in genere non serve che per la protezione delle classi privilegiate, così la polizia e la magistratura non servono che per la repressione di quei reati che non sono considerati tali dal popolo, e solo offendono i privilegi del governo e dei proprietari. Per la vera difesa sociale, per la difesa del benessere e della libertà di tutti, non v’è nulla di più pernicioso che la formazione di queste classi che vivono col pretesto di difendere tutti, si abituano a considerare ogni uomo come una selvaggina da mettere in gabbia, vi colpiscono senza saper perché, per l’ordine d un capo, quali sicari incoscienti e prezzolati.


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L'anarchia
di Errico Malatesta
pagine 75