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      Kropotkin era nello stesso tempo uno scienziato ed un riformatore sociale. Egli era posseduto da due passioni: il desiderio di conoscere ed il desiderio di fare il bene dell’umanità, due nobili passioni che possono essere utili l’una all’altra e che si vorrebbero vedere in tutti gli uomini, senza ch’esse siano per questo una sola e medesima cosa. Ma Kropotkin era uno spirito eminentemente sistematico e voleva spiegare tutto con uno stesso principio e tutto ridurre a unità, e lo faceva spesso, secondo me, a scapito della logica. Perciò egli appoggiava sulla scienza le sue aspirazioni sociali, le quali non erano, secondo lui, che delle deduzioni rigorosamente scientifiche.
      Io non ho nessuna competenza speciale per giudicare Kropotkin come scienziato... Nulladimeno mi sembra che gli mancasse qualche cosa per essere un vero uomo di scienza: la capacità di dimenticare i suoi desideri e le sue prevenzioni per osservare i fatti con un’impassibile obbiettività . . .
      Abitualmente egli concepiva un’ipotesi e cercava poi i fatti che avrebbero dovuto giustificarla - il che può essere un buon metodo per scoprire cose nuove; ma gli accadeva, senza volerlo, di non vedere i fatti che contraddicevano la sua ipotesi.
      Egli non sapeva decidersi ad ammettere un fatto, e spesso nemmeno a prenderlo in considerazione, se prima non riusciva a spiegarlo, cioè a farlo entrare nel suo sistema...
      Kropotkin professava la filosofia materialista che dominava tra gli scienziati nella seconda metà del secolo XIX, la filosofia di Moleschott, Buchner, Vogt, ecc.; e per conseguenza la sua concezione dell’Universo era rigorosamente meccanica.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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