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      Infine, tra i diversi modi di concepire l’anarchia aveva scelto e fatto proprio il programma comunista-anarchico, che basandosi sulla solidarietà e sull’amore va al di là della stessa giustizia.
      Ma naturalmente come era da prevedere, la sua filosofia non restava senza influenza sul suo modo di concepire l’avvenire e la lotta che bisognava combattere per arrivarvi.
      Poichè secondo la sua filosofia ciò che accade doveva necessariamente accadere, così anche il comunismo anarchico, ch’egli desiderava, doveva fatalmente trionfare come per legge della natura.
      E ciò gli levava ogni dubbio e gli nascondeva ogni difficoltà. Il mondo borghese doveva fatalmente cadere; era già in dissoluzione e l’azione rivoluzionaria non serviva che ad affrettarne la caduta.
      La sua grande influenza come propagandista, oltre che dai suoi talenti, dipendeva dal fatto ch’egli mostrava la cosa talmente inevitabile che l’entusiasmo si comunicava subito a quelli che l’ascoltavano o lo leggevano.
      Le difficoltà morali sparivano perchè egli attribuiva al “popolo”, alla massa dei lavoratori tutte le virtù e tutte le capacità. Egli esaltava con ragione l’influenza moralizzatrice del lavoro, ma non vedeva abbastanza gli effetti deprimenti e corruttori della miseria e della soggezione. Ed egli pensava che basterebbe abolire i privilegi dei capitalisti ed il potere dei governanti perchè tutti gli uomini cominciassero immediatamente ad amarsi come fratelli ed a badare agl’interessi altrui come ai propri.
      Nello stesso modo egli non vedeva le difficoltà materiali o se ne sbarazzava facilmente.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338