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      Come sempre Kropotkin vedeva le cose quali egli avrebbe voluto che fossero e come noi tutti speriamo ch’esse saranno un giorno: egli considerava esistente o immediatamente realizzabile ciò che deve essere conquistato con lunghi e duri sforzi.
      In fondo Kropotkin concepiva la Natura come una specie di Provvidenza, grazie alla quale l’armonia doveva regnare in tutte le cose, comprese le società umane.
      È ciò che ha fatto ripetere a molti anarchici questa frase di sapore squisitamente kropotkiniano: L’anarchia è l’ordine naturale.
      Si potrebbe domandare, io penso, come mai la Natura, se è vero che la sua legge è l’armonia, ha aspettato che vengano al mondo gli anarchici ed aspetta ancora ch’essi trionfino per distruggere le terribili e micidiali disarmonie di cui gli uomini hanno sempre sofferto.
      Non si sarebbe più vicini alla verità dicendo che l’anarchia è la lotta, nelle società umane, contro le disarmonie della Natura?
      Ho insistito sui due errori nei quali, secondo me, è caduto Kropotkin, il suo fatalismo teorico ed il suo ottimismo eccessivo, perchè io credo di aver constatato i cattivi effetti ch’essi hanno prodotto nel nostro movimento.
      Ci sono stati dei compagni i quali presero sul serio la teoria fatalista - che per eufemismo chiamano determinismo - e perdettero in conseguenza ogni spirito rivoluzionario. La rivoluzione, essi dissero, non si fa: essa verrà quando sarà il suo tempo, ed è inutile, antiscientifico e perfino ridicolo il volerla fare. E con queste buone ragioni si allontanarono dal movimento e pensarono ai loro affari.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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