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      Io considero del resto come irrealizzabile un vero sciopero generale nelle condizioni economiche e morali attuali del proletariato universale; e credo che la rivoluzione sarà fatta molto prima che un tale sciopero possa prodursi. Ma di grandi scioperi se ne producono già e con l’attività e dell’accordo si può provocarne di più grandi ancora; e potrebbe darsi che sia quella la forma con cui comincerà, almeno nei paesi industriali, la Rivoluzione sociale. Bisogna dunque star sul chi vive per profittare di tutte le occasioni che possono presentarsi.
      Lo sciopero non deve più essere la guerra delle braccia incrociate.
      I fucili e tutti gli ordigni per l’attacco e la difesa che la scienza mette a nostra disposizione, lungi dall’essere resi inutili dagli scioperi, restano sempre strumenti di liberazione, che negli scioperi trovano soltanto una buona occasione per essere utilmente adoperati.
      b. Andiamo fra il popolo11
      Confessiamolo subito: gli anarchici non si sono mostrati all’altezza della situazione.
      Se si toglie il moto di Carrara che ha dato prova sì del loro coraggio e della loro devozione alla causa, ma anche dell’insufficienza della loro organizzazione, appena si sarebbe parlato degli anarchici in tanto commuoversi di popolo in Sicilia ed in altre parti d’Italia.
      Dopo aver tanto gridato di rivoluzione, la rivoluzione arriva, e noi siamo stati disorientati e siam restati presso che inerti.
      Può essere doloroso il confessarlo, ma il tacerlo e nasconderlo sarebbe tradire la causa, e continuare negli errori che ci han condotti a questo punto.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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