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      Noi non possiamo e non vogliamo aspettare, per far la rivoluzione, che le masse siano diventate socialiste-anarchiche con piena coscienza. Noi sappiamo che finchè dura l’attuale ordinamento economico politico della società, l’immensa maggioranza del popolo è condannata all’ignoranza ed all’abbrutimento e non è capace che di ribellioni più o meno cieche. Bisogna distruggere quest’ordinamento, facendo la rivoluzione come si può, colle forze che troviamo nella vita reale.
      A maggior ragione noi non possiamo aspettare per organizzare i lavoratori ch’essi siano prima diventati anarchici. Come farebbero a diventarlo se lasciati soli, col sentimento d’impotenza che viene loro dall’isolamento?
      Come anarchici noi dobbiamo organizzarci tra noi, tra gente perfettamente convinta e concorde: ed intorno a noi dobbiamo organizzare, in associazioni larghe, aperte, quanti più lavoratori è possibile, accettandoli quali essi sono e sforzandoci di farli progredire il più che si può.
      Come lavoratori noi dobbiamo essere sempre e dappertutto coi nostri compagni di fatica e di miseria.
      Ricordiamoci che il popolo di Parigi incominciò a domandare pane al re fra applausi e lacrime di tenerezza, e due anni dopo, avendone, come era naturale, ricevuto piombo invece di pane lo aveva già decapitato. E ieri ancora il popolo di Sicilia è stato sul punto di fare la rivoluzione pur plaudendo al re ed a tutta la sua famiglia.
      Quegli anarchici che hanno combattuto e ridicolizzato il movimento dei “fasci”, perchè essi non erano organizzati come vorremmo noi, perchè spesso si intitolavano da “Maria Immacolata” perchè avevano nelle loro sale il busto di Carlo Marx piuttosto che quello di Bakunin, ecc. han dimostrato di non avere nè senso nè spirito rivoluzionario.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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