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      Così avviene che dei compagni che a parole sono i più avversi all’organizzazione, quando vogliono davvero fare qualche cosa, si organizzano come, e spesso meglio degli altri. La questione, ripeto, sta tutta nel modo.
      Io credo soprattutto necessario, urgente, che gli anarchici s’intendano, si organizzino il più ed il meglio possibile per influire sulla via che seguono le masse nelle loro lotte per i miglioramenti e l’emancipazione.
      Oggi la più grande forza di trasformazione sociale è il movimento operaio (movimento sindacale), e dal suo indirizzo dipende in gran parte il corso che prenderanno gli avvenimenti e la mèta a cui arriverà la prossima rivoluzione. Per mezzo delle organizzazioni, fondate per la difesa dei loro interessi, i lavoratori acquistano la coscienza dell’oppressione in cui giacciono e dell’antagonismo che li divide dai loro padroni, incominciano ad aspirare ad una vita superiore, si abituano alla lotta collettiva ed alla solidarietà, e possono riuscire e conquistare quei miglioramenti che sono compatibili con la persistenza del regime capitalistico e statale. Dopo, quando il conflitto diventa insanabile, viene o la rivoluzione, o la reazione. Gli anarchici debbono riconoscere l’utilità e l’importanza del movimento sindacale, debbono favorirne lo sviluppo, e farne una delle leve della loro azione, facendo tutto quello che possono perchè esso, in cooperazione colle altre forze di progresso esistenti, sbocchi in una rivoluzione sociale che porti alla soppressione delle classi, alla libertà totale, all’eguaglianza, alla pace ed alla solidarietà fra tutti gli esseri umani.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338