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      Forse la causa del malinteso si trova nella credenza, secondo me erronea benchè generalmente accettata, che gli interessi degli operai sono solidali, e che, conseguentemente, basta che degli operai si mettano a difendere i loro interessi e ad aspirare al miglioramento delle loro condizioni, perchè siano naturalmente condotti a difendere gli interessi del proletariato contro il patronato.
      La verità è, secondo me, ben differente. Gli operai subiscono, come tutti, la legge d’antagonismo generale che deriva dal regime della proprietà individuale; ed ecco perchè gli aggruppamenti di interessi, rivoluzionari sempre al principio, finchè deboli e bisognosi della solidarietà degli altri, divengono conservatori ed esclusivisti quando acquistano della forza, e con la forza, la coscienza dei loro interessi particolari. La storia del tradunionismo inglese ed americano è là per dimostrare in qual modo si è prodotta questa degenerazione del movimento operaio allorchè esso si è appartato nella difesa degli interessi attuali.
      È solamente in vista d’una trasformazione completa della società che l’operaio può sentirsi solidale con l’operaio, l’oppresso solidale con l’oppresso; ed è compito degli anarchici il tener sempre vivo il fuoco dell’ideale e procurare di orientare più che possibile tutto il movimento verso le conquiste dell’avvenire, verso la rivoluzione, anche, ove occorra, a detrimento dei piccoli vantaggi che può ottenere oggi qualche frazione della classe operaia, e che, del resto, non si ottengono il più sovente che a spese di altri lavoratori e del pubblico consumatore.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338