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      Ma per poter adempiere questa funzione d’elementi propulsori nei sindacati, bisogna che gli anarchici s’interdicano l’occupazione dei posti e soprattutto dei posti pagati.
      Un anarchico funzionario permanente e stipendiato d’un sindacato è un uomo perduto come anarchico.
      Io non dico che talvolta non possa fare del bene; ma è un bene che potrebbero fare, al suo posto e meglio di lui, uomini di idee meno avanzate, mentre lui per conquistare e mantenere il suo impiego deve sacrificare le sue opinioni personali e fare spesso cose le quali non hanno altro scopo se non di farsi perdonare la menda originale d’anarchico.
      D’altra parte la questione è chiara. Il sindacato non è anarchico, ed il funzionario è nominato e pagato dal sindacato: se egli fà opera d’anarchico, si mette in opposizione con quelli che pagano e bentosto perde il suo posto od è causa della dissoluzione del sindacato; se, al contrario, compie la missione per la quale è stato nominato, secondo la volontà della maggioranza, allora addio anarchismo.
      Osservazioni analoghe feci relativamente a quel mezzo d’azione proprio del sindacalismo che è lo sciopero generale. Noi dobbiamo accettare, dissi, e propagare l’idea dello sciopero generale come un mezzo assai agevole per cominciare la rivoluzione, ma non dobbiamo crearci l’illusione che lo sciopero generale potrà rimpiazzare la lotta armata contro le forze dello Stato.
      È stato detto sovente che con lo sciopero gli operai potranno affamare i borghesi e costringerli a cedere. Non saprei immaginare una più grande assurdità. Gli operai sarebbero già da gran tempo morti di fame prima che i borghesi, i quali dispongono di tutti i prodotti accumulati, comincino a soffrire seriamente.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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