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      L’operaio, che nulla possiede, non ricevendo più il suo salario dovrà a viva forza impadronirsi dei prodotti: troverà i gendarmi, i soldati, i borghesi stessi che vorranno impedirglielo; e la questione si dovrà bentosto risolvere a colpi di fucile, di bombe, ecc. La vittoria resterà a chi saprà essere più forte. Prepariamoci dunque a questa lotta necessaria, anzichè limitarci a predicare lo sciopero generale come una specie di panacea, che dovrà risolvere tutte le difficoltà. Per conseguenza, anche come modo di cominciare la rivoluzione, lo sciopero generale non potrà essere impiegato che in maniera assai relativa.
      I servizi d’alimentazione, ivi compresi naturalmente quelli dei trasporti delle derrate alimentari, non ammettono una lunga interruzione: bisogna dunque rivoluzionariamente impadronirsi dei mezzi per assicurare l’approvvigionamento anche prima che lo sciopero si sia, per sè stesso, svolto in insurrezione. Prepararsi a fare ciò non può essere funzione del sindacalismo; questo può soltanto fornire le schiere per compierlo.
      Su tali questioni, così esposte da Monatte e da me, s’impegnò una discussione interessantissima, quantunque un po’ soffocata dalla mancanza di tempo e dalla necessità seccante di tradurre in parecchie lingue. Si concluse proponendo diverse risoluzioni, ma non mi sembrò che le differenze di tendenze siano state felicemente definite; occorre anzi molto acume per scoprirvele ed infatti la maggior parte dei congressisti non ve ne scoprirono affatto e votarono egualmente le diverse risoluzioni.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





Monatte