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      Ma allora, quale è la via di uscita di queste difficoltà, e quale è la condotta che in questa questione dovrebbero tenere gli anarchici?
      Per me il rimedio sarebbe: intesa generale e solidarietà nelle lotte puramente economiche; autonomia completa degli individui e dei vari raggruppamenti nelle lotte politiche.
      Ma è possibile vedere a tempo dove la lotta economica diventa lotta politica? E vi sono lotte economiche importanti che l’intervento del governo non renda politiche fin dall’inizio?
      In ogni modo noi anarchici dovremmo portare la nostra attività in tutte le organizzazioni per predicarvi l’unione fra tutti i lavoratori, la tolleranza reciproca, l’autonomia dei vari aggruppamenti, il decentramento, la libertà d’iniziativa, nel quadro comune della solidarietà contro i padroni.
      E non far gran caso se la mania di accentramento e di autoritarismo degli uni, e l’insofferenza degli altri ad ogni anche ragionevole disciplina mena a nuovi frazionamenti. Poichè, se l’organizzazione dei lavoratori è una necessità primordiale per le lotte di oggi e per le realizzazioni di domani, non ha grande importanza l’esistenza e la durata di questa o di quella determinata organizzazione. L’essenziale è che si sviluppi nei singoli lo spirito d’organizzazione, il senso della solidarietà, la convinzione della necessità di cooperazione fraterna per combattere l’oppressione e realizzare una società in cui tutti possano godere di una vita veramente umana.
      4. Le idee ed i fatti
      1. LA CRISI ATTUALE DELL’ANARCHISMO NEL MOVIMENTO SOCIALE


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338