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      Ma noi vogliamo una rivoluzione profonda, che trasformi tutte le condizioni della vita, che metta tutto il popolo, cioè tutti gl’individui che formano il popolo, in grado di concorrere direttamente alla costituzione delle nuove forme di convivenza sociale, e perciò dall’insurrezione noi non ci aspettiamo, non possiamo aspettarci, l’attuazione immediata e generale delle nostre idee, ma solo la creazione di circostanze più favorevoli alla nostra propaganda ed alla nostra azione, il principio insomma della nostra Rivoluzione. E questo noi potremo conseguire, poichè, quando il governo attuale sarà abbattuto da una insurrezione, quando non avremo più contro tutte le forze dello Stato, che si sommano nella forza materiale dell’esercito e della polizia, anche se gli altri partiti che avranno concorso all’insurrezione mirano, come certamente mireranno, alla costituzione di nuovi governi, di nuovi organismi autoritari ed oppressivi noi non prometteremo al popolo di fare il suo bene, ma lo spingeremo a farselo da sè stesso, a prendere possesso della ricchezza, a esercitare di fatto la libertà conquistata, in modo che esso popolo senta immediatamente i vantaggi della rivoluzione e sia interessato al suo trionfo e stia, almeno in parte, con noi per opporsi al nuovo giogo sotto cui lo si vorrebbe mettere.
      Praticamente: dovunque in Italia si è fatto della propaganda con una certa attività ed una certa costanza si è riusciti a cavar fuori dei nuclei anarchici più o meno numerosi. Sperare che questi nuclei abbiano ad ingrossare indefinitamente fino a comprendere tutta quanta la popolazione di ciascuna località, o la più gran parte di essa, sarebbe andare incontro ad una sicura disillusione.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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