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      O quando s’organizza la pubblicazione di un giornale, non si fa come se questo giornale dovesse viver sempre?
      Oppure dicono che essi sono contro un “partito” autoritario, accentrato, che nega e soffoca l’iniziativa dei singoli. E chi dice il contrario? Non stiamo continuamente predicando alla gente che bisogna agire, senza aspettare ordini di capi? che la disciplina deve consistere nella fedeltà ai propri impegni e nell’obbligo morale di appoggiare i compagni nelle azioni che si approvano, e non già nel fare quello che uno non vuol fare, o peggio ancora nel non fare quello che uno crede buono ed utile di fare? E non diciamo continuamente che le risoluzioni di congressi e di comitati non obbligano che coloro che le accettano e fino a quando non hanno lealmente dichiarato di non accettarle più?
      Ma un partito può degenerare e diventare autoritario. È vero… se non è composto di anarchici coscienti; e per questo noi (e come noi l’Unione Anarchica Italiana e qualunque altra organizzazione anarchica) non possiamo che fare la propaganda anarchica. Possono dire che noi non la facciamo continuamente nei nostri scritti, nelle nostre conferenze, nelle nostre conversazioni e lettere private?
      Ma realmente, dato lo spirito degli anarchici, il pericolo non è quello che un “partito anarchico” diventi autoritario, ma piuttosto quello ch’esso non giunga a prendere consistenza e non renda quindi quella somma d’azione che gli anarchici potrebbero dare se solamente sapessero armonizzare e sommare il loro entusiasmo, il loro coraggio, il loro spirito di sacrificio.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





Unione Anarchica Italiana