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      E perciò noi volentieri ci asterremmo dal dare un giudizio, lasciando che giudichi più tardi la storia serena ed imparziale, se è vero che una storia serena ed imparziale sia mai possibile. Ma v’è in Europa tutto un partito che è abbacinato dal mito russo e vorrebbe imporre alle prossime rivoluzioni gli stessi metodi bolscevichi che hanno uccisa la rivoluzione russa; ed è urgente quindi mettere in guardia le masse in generale, ed i rivoluzionari in specie, contro il pericolo dei tentativi dittatoriali dei partiti bolscevizzanti. E il Fabbri ha reso un segnalato servizio alla causa mostrando all’evidenza la contraddizione che v’è tra dittatura e rivoluzione.
      L’argomento principe di cui si servono i difensori della dittatura che si continua a chiamare dittatura del proletariato, ma è poi in realtà – ormai tutti ne convengono – dittatura dei capi di un partito sopra tutta quanta la popolazione, l’argomento principe, dico, è la necessità di difendere la rivoluzione contro i tentativi interni di restaurazione borghese e contro gli attacchi che verrebbero dai governi esteri, se il proletariato dei loro paesi non sapesse tenerli in rispetto facendo, o almeno minacciando di fare, esso stesso la rivoluzione appena l’esercito fosse impegnato in una guerra.
      Non v’è dubbio che bisogna difendersi; ma dal sistema che si adopera nella difesa dipende in gran parte la sorte della rivoluzione. Che se per vivere si dovesse rinunziare alle ragioni ed agli scopi della vita, se per difendere la rivoluzione si dovesse rinunziare alle conquiste che sono lo scopo primo della rivoluzione, allora varrebbe meglio essere vinti onoratamente e salvare le ragioni dell’avvenire, anzichè vincere tradendo la propria causa.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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