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      La difesa interna bisogna assicurarla distruggendo radicalmente tutte le istituzioni borghesi e rendendo impossibile ogni ritorno al passato.
      È vano il volere difendere il proletariato contro i borghesi mettendo questi in condizioni d’inferiorità politica. Fino a che vi sarà gente che ha e gente che non ha, quelli che hanno finiranno sempre col burlarsi delle leggi; anzi, appena svaniti i primi bollori popolari, sono essi che andranno al potere e faranno le leggi.
      Vane le misure di polizia, che possono ben servire ad opprimere, ma non serviranno mai per liberare.
      Vano, e peggio che vano micidiale, il cosiddetto terrore rivoluzionario. Certo è tanto grande l’odio, il giusto odio, che gli oppressi covano nell’animo loro, sono tante le infamie commesse dai governi e dai signori, sono tanti gli esempi di ferocia che vengono dall’alto, tanto il disprezzo della vita e delle sofferenze umane che ostentano le classi dominanti, che non c’è da meravigliarsi se in un giorno di rivoluzione la vendetta popolare scoppia tremenda ed inesorabile. Noi non ce ne scandalizzeremmo e non cercheremmo di frenarla se non con la propaganda, poichè il volerla frenare altrimenti porterebbe alla reazione. Ma è certo, secondo noi, che il terrore è un pericolo e non già una garanzia di successo per la rivoluzione. Il terrore in generale colpisce i meno responsabili; mette in valore i peggior elementi, quelli stessi che avrebbero fatto i birri e i carnefici sotto il vecchio regime e sono felici di sfogare, in nome della rivoluzione, i loro cattivi istinti e soddisfare sordidi interessi.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338