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      Ma come fare? Noi eravamo troppo poco numerosi per potere, con qualche probabilità di successo, prendere da soli l’iniziativa dell’azione; e pure bisognava fare il possibile perchè la situazione tanto eccezionalmente favorevole alla rivoluzione non andasse miseramente sciupata! Perciò io fui tra i più caldi fautori del “fronte unico” che fu uno sforzo per trascinare all’azione coloro che, avendo promesso la rivoluzione, gli uni per scopi sporcamente elettorali, gli altri per un transitorio entusiasmo provocato dai fatti di Russia, non potevano decentemente confessare che essi la rivoluzione non la volevano, perchè, a non parlare che delle ragioni oneste, non la credevano possibile.
      I fatti mi hanno dato torto. Il “fronte unico” non era stato voluto realmente che dagli anarchici e quando venne il momento di agire si sfasciò miseramente.
      Il modo come si strozzò il magnifico movimento, che poteva ben essere risolutivo, dell’occupazione delle fabbriche, la fine vergognosa dell’agitazione pro vittime politiche cessata non appena furono arrestati i membri anarchici del comitato mostrarono quanto torto avevamo avuto fidando nel concorso degli “affini”.
      Noi dicemmo parole dure, gridammo al tradimento; ed avevamo ragione se consideriamo le promesse che i socialisti avevano fatto alle masse, se ci ricordiamo il modo come essi soffocavano ogni agitazione promettendo la rivoluzione sicura a breve scadenza. L’Avanti!, per esempio, per indurre gli operai a lasciare tranquillamente le fabbriche assicurava che la rivoluzione si sarebbe fatta “tra poche settimane”!


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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