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      Già leggiamo di un comizio internazionale di protesta contro il fascismo che ha avuto luogo a New York il 18 corrente – siam sicuri che i nostri amici e quanti han senso di libertà e di giustizia faranno tutto quello che possono in America, Inghilterra, Francia, Spagna, ecc.
      Ma a noi interessa soprattutto quello che si deve fare qui in Italia, perchè siamo noi che dobbiamo farlo, e perchè, se è bene tener conto di tutte le forze ausiliarie, è essenziale però non contare troppo sugli altri e cercare la salute in noi stessi, nell’opera nostra.
      Noi in questi ultimi anni ci siamo accostati per un’azione pratica ai diversi partiti d’avanguardia e ne siamo usciti sempre male. Dobbiamo per questo isolarci, rifuggire dai contatti impuri, e non muoverci o tentare di muoverci se non quando potremo farlo con le sole nostre forze ed in nome del nostro programma integrale?
      Io non lo credo.
      Poichè la rivoluzione non possiamo farla da soli, cioè poichè non possiamo colle nostre sole forze attirare e spingere all’azione le grandi masse necessarie alla vittoria, e poichè anche aspettando un tempo illimitato le masse non potranno diventare anarchiche prima che la rivoluzione sia incominciata, e noi resteremo necessariamente una minoranza relativamente piccola fino al giorno in cui potremo cimentare le nostre idee nella pratica rivoluzionaria, negare il nostro concorso agli altri ed aspettare per agire di essere in grado di farlo da soli, sarebbe in pratica, e malgrado le parole grosse ed i propositi radicali, un fare opera addormentatrice ed impedire che s’incominci colla scusa di volere con un salto arrivare di botto alla fine.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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