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      Infatti la repubblica esiste da secoli in Svizzera, esiste da oltre un secolo nelle Americhe, da cinquantacinque anni in Francia, e in nessun luogo vediamo un popolo repubblicano nel senso elevato che Mazzini dava alla parola. Dappertutto domina il capitalismo, dappertutto durano gli stessi mali che si lamentano nelle monarchie, dappertutto urge sempre il pericolo della reazione e la minaccia di un fascismo nazionale.
      L’esperienza storica degli ultimi centocinquanta anni smentisce tutte le speranze poste nel suffragio universale e nel governo popolare. La democrazia, intesa come strumento di liberazione e di giustizia, ha fatto fallimento dovunque e sempre; essa non ha fatto che illudere il popolo con la parvenza di una bugiarda sovranità, ha tradito la volontà della stessa maggioranza ed ha sostituito l’onnipotenza di una piccola oligarchia di capitalisti e di politicanti a quella dei re e degli imperatori.
      Per emanciparsi bisogna essere capaci e degni di emancipazione, e per arrivare a quella capacità ed a quella dignità bisogna prima essere emancipati. Come si esce da questo circolo vizioso?
      Esclusa la monarchia, più o meno costituzionale, escluso il cosiddetto governo della maggioranza (democrazia), non restano altri modi di reggimento politico che la dittatura e l’anarchia.
      Forse nel pensiero intimo di Mazzini era la dittatura (“la dittatura dei migliori”), che avrebbe dovuto educare il popolo alle virtù repubblicane e fondare la vera repubblica. Ma nè Mazzini, nè quelli che egli avrebbe giudicati migliori, avevano le qualità che occorrono per conquistare ed esercitare la dittatura.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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