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      Ma la rivoluzione non si può fare quando si vuole. Dovremo noi restare inerti, aspettando che i tempi maturino da loro?
      E anche dopo un’insurrezione vittoriosa, potremo noi di punto in bianco realizzare tutti i nostri desideri e passare come per miracolo dall’inferno governativo e capitalistico al paradiso del comunismo libertario, che è la completa libertà dell’individuo nella voluta solidarietà d’interessi con gli altri uomini?
      Queste sono illusioni che possono allignare in mezzo agli autoritari i quali considerano la massa come materia bruta alla quale chi possiede il potere può dare, a forza di decreti e con l’aiuto dei fucili e delle manette, l’impronta che vuole.
      Ma non hanno presa in mezzo agli anarchici. Noi abbiamo bisogno del consenso della gente, e quindi dobbiamo persuadere colla propaganda e coll’esempio, dobbiamo educare e cercare di modificare l’ambiente in modo che l’educazione possa raggiungere un numero sempre più grande di persone.
      Tutto è graduale nella storia come nella natura. Come la diga cede d’un tratto (cioè rapidissimamente, ma sempre condizionata dal tempo) o perchè l’acqua si è andata accumulando fino a superare con la sua pressione la resistenza oppostagli, oppure per il disgregarsi progressivo delle molecole che ne compongono il materiale, così le rivoluzioni scoppiano per il crescere delle forze che aspirano alla trasformazione sociale fino al punto sufficiente per abbattere il governo esistente e per l’indebolimento crescente, per ragioni interne, delle forze di conservazione.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338