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      Sorti da un movimento popolare debbono mostrarsi più liberali del regime decaduto, ma fatalmente, per necessità d’esistenza e per istinto di comando, faranno tutto il possibile per ostacolare lo sviluppo della rivoluzione.
      Secondo me, bisognerebbe profittare di questi primi tempi di debolezza e di disorganizzazione governative, per strappare allo Stato ed al capitalismo il più che si può. Più tardi la Costituente ed il potere esecutivo cercheranno di ritogliere al popolo i vantaggi ottenuti, e non rispetteranno che quelle conquiste popolari che stimeranno troppo pericoloso attaccare.
      Trovo veramente troppo esageratamente ottimista il dire che la “libertà politica non è limitata da nessuna autorità” quando sappiamo che la guardia civile (che corrisponde ai nostri carabinieri) e stata conservata e leggiamo che qua e là in tutta la Spagna, da Sevilla a San Sebastiano, si spara sulla folla e si proclamano stati d’assedio. Il fatto di aver permesso un comizio in un teatro di Barcellona prova solo che il governo non lo ha creduto pericoloso, o non si è sentito abbastanza forte per impedirlo.
      Il compito dei rivoluzionari sarebbe quello di profittare della presente debolezza del governo per imporgli la dissoluzione dei corpi di polizia, l’armamento generale della popolazione, la demolizione del Castello di Montjuich, ecc.
      Non sono poi nemmeno d’accordo con quei compagni dell’“Ufficio libertario di corrispondenza” nel pensare che la situazione, dal nostro punto di vista e per gli scopi nostri, sia più favorevole in Catalogna che nelle altre parti della Spagna.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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