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      Invece in altre regioni, e specialmente al Sud, in Andalusia, la situazione mi sembra più favorevole. Là la massa vive coi prodotti della campagna, e vive male perchè il più dei prodotti è portato via dai proprietari ed inoltre grandi estensioni di terre sono lasciate incolte. I lavoratori andalusi, che hanno spirito ribelle ed aspirano da secoli al possesso della terra, potrebbero occupare le terre incolte e coltivarle per loro conto, e nello stesso tempo impedire ai proprietari delle terre coltivabili di asportare e mandare via i prodotti. Sarebbe l’espropriazione pura e semplice, e non si avrebbe da resistere che ai tentativi di repressione militari, i quali sarebbero impotenti di fronte ad un movimento di una certa importanza.
      Ma io parlo da lontano e posso facilmente sbagliarmi. In ogni modo mi pare che la situazione spagnuola presenta infinite possibilità e dà la speranza che il movimento possa svilupparsi e metter capo ad una vera rivoluzione sociale.
      Io pagherei non so che per poter andare in Spagna e mi arrabbio per la mia impotenza. Sono sempre sotto gli occhi dei poliziotti e non posso fare un passo senza averli attorno...
      Roma, 7 marzo 1932
      ...Sono stato quasi due mesi senza sapere nulla dalla Spagna. Solo da qualche giorno ricomincio a ricevere dei giornali di Spagna e vado apprendendo quello che è avvenuto in questi ultimi tempi. Peccato! quale situazione è stata sciupata! Ma forse c’è ancora da sperare.
      Sono così incompletamente e male informato che non oso esprimere una opinione decisa sulla condotta dei compagni spagnoli: sono essi che stanno sul posto, sono essi che hanno la responsabilità morale e materiale, e quindi sono essi che debbono decidere.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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