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      Nullameno mi pare di poter dire che gli anarchici ed i sindacalisti spagnoli non seppero profittare dell’occasione che offriva loro la rivoluzione del 14 aprile con il susseguente entusiasmo popolare. Secondo me fu un errore grandissimo il rimettersi a fare degli scioperi per limitati miglioramenti economici, come quelli che si fanno in tempi tranquilli. Quello era il tempo della lotta politica; non già s’intende nel senso in cui generalmente i compagni spagnoli prendono la parola politica; ma nel senso di lotta contro il potere politico. Bisognava armarsi, esigere la dissoluzione della Guardia Civica e degli altri corpi di polizia, obbligare i padroni (se per il momento non si poteva abolirli) a dar lavoro a tutti i disoccupati, ecc. In ogni modo, disertare le urne e restare in posizione d’aperta ostilità contro il Governo di Madrid e quello della Generalidad di Catalogna. E come sarebbe stato bello, almeno quale atto simbolico, la demolizione del Castello di Montjuich
      3. I PROBLEMI DELLA RICOSTRUZIONEa. La nostra "mania ricostruttoria"74
      ...Ci si accusa di “mania ricostruttoria”; si dice che parlare di “indomani della rivoluzione”, come facciamo noi, è una frase che non significa nulla perchè la rivoluzione è un profondo cambiamento di tutta la vita sociale, che è già cominciata e che durerà secoli e secoli.
      Tutto questo è un semplice equivoco di parole. Se si piglia la rivoluzione in quel senso, essa è sinonimo di progresso, è sinonimo di vita storica, che attraverso mille vicende metterà capo, se i nostri desideri si realizzano, al trionfo totale dell’anarchia in tutto quanto il mondo.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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