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      Io non starò a ripetere qui che chi crede nella potenza educativa della forza brutale e nella libertà promossa e sviluppata per opera dei governi, può essere tutto quello che vuole, potrebbe anche aver ragione contro di noi, ma certamente non può dirsi anarchico se non mentendo a se stesso ed agli altri…
      e. Il pericolo dell'interruzione rivoluzionaria76
      A proposito della recensione ch’io feci nel numero 9 di “Pensiero e Volontà” del libro di Galleani La fine dell’anarchismo? il compagno Benigno Bianchi mi scrive:
      “Credo che non ti rincrescerà se ti scrivo per richiamare la tua attenzione su un tuo periodo che potrebbe provocare malintesi incresciosi. Intendo parlare del secondo capoverso delle parole del Galleani riportate nel tuo articolo.
      “In detto passo il Galleani dice della necessità di sgombrare ai nepoti il terreno dai pregiudizi, dai privilegi, dalle chiese, dalle galere, dalle caserme, dai lupanari, ecc. È perciò necessario distruggere e non costruire.
      “Tu rispondi candidamente che sarebbe ridicolo, e mortale se si facesse davvero, il voler distruggere tutti i forni malsani, tutti i mulini anti-economici, tutte le culture arretrate rimettendo ai posteri la cura di cercare ed applicare metodi migliori per coltivare il grano, per fare la farina e cuocere il pane.
      “O buon Errico, il cuocere il pane, in un modo o nell’altro è indispensabile, come è necessario coltivare il grano e macinarlo ed il voler distruggere questi mezzi come altri consimili, più che l’essere ridicolo è vera pazzia!


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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