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      Messo colle spalle al muro in una discussione, come quella che facciamo adesso mi rispose: “Ma queste sono cose che non mi riguardano. A provvedere il pane ed il resto ci debbono pensare i dirigenti”.
      E la conclusione è proprio questa: o alla riorganizzazione sociale ci pensiamo tutti, ci pensano i lavoratori da loro stessi e ci pensano subito, mano mano che vanno distruggendo il vecchio, e si avrà una società più umana, più giusta, più aperta ai progressi futuri; o ci penseranno “i dirigenti” e avremo un nuovo governo, che farà quello che han fatto sempre i governi, cioè farà pagare alla massa gli scarsi e cattivi servizi che rende, togliendole la libertà e lasciandola sfruttare da parassiti e privilegiati di tutte le specie.
      d. La sicurezza pubblica77
      Il mio articolo del n. 10 Demoliamo e poi? ha lasciato perplesso qualche compagno, forse perchè scuoteva delle vecchie abitudini mentali, o forse piuttosto perchè io non sviluppai abbastanza il mio pensiero e riuscii oscuro.
      Cercherò di spiegarmi meglio.
      C’è, per esempio, il compagno Salvatore Carrone il quale immagina nientedimeno! ch’io, dopo o durante la rivoluzione, vorrei conservare provvisoriamente gendarmi, tribunali, galere, e tutto l’apparato repressivo dello Stato; e getta il suo grido d’allarme contro questo che ci lascerebbe nel circolo vizioso: la reazione che provoca la rivoluzione e la rivoluzione che sbocca in una nuova reazione. E giustamente osserva che “la rivoluzione può essere guidata da uomini di cuore, di buon senso e volenterosi di fare il bene, ma a poco a poco attorno a questi buoni s’infiltrano torbidi elementi che avendo una vasta rete d’accoliti sparsi nella nazione, accerchiano i buoni e fatalmente li spodestano, o questi per reggersi al potere tradiscono la rivoluzione, adoperando per la bisogna appunto il gendarme, e il tribunale coi suoi accessori”.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





Demoliamo Salvatore Carrone Stato