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      Perfettamente d’accordo, ed io non ho mai detto cosa diversa.
      Io dico che per abolire il gendarme e tutte le istituzioni sociali malefiche bisogna sapere che cosa vogliamo sostituirvi, non in un domani più o meno lontano, ma subito, il giorno stesso della demolizione. Non si distrugge, realmente e permanentemente, se non quello che si sostituisce; e rimandare a più tardi la soluzione dei problemi che si presentano coll’urgenza della necessità sarebbe dare alle istituzioni che si pretende abolire il tempo di rifarsi della scossa ricevuta ed imporsi di nuovo, forse con altri nomi, ma certo colla stessa sostanza.
      Le nostre soluzioni potranno essere accettate da una parte sufficiente della popolazione ed avremo fatto l’anarchia, o un passo verso l’anarchia; o potranno non essere comprese ed accettate e allora la nostra opera servirà per propaganda, e poserà innanzi al grande pubblico il programma del prossimo avvenire. Ma in ogni caso delle soluzioni nostre dobbiamo averle: soluzioni provvisorie, rivedibili, e correggibili sempre al lume dell’esperienza, ma necessarie se non vogliamo subire passivamente le soluzioni degli altri, limitandoci alla poco proficua funzione di brontoloni incapaci ed impotenti.
      A proposito di gendarmi io citavo il caso del satiro e dicevo della necessità di provvedere a metterlo nell’impossibilità di nuocere.
      Il Carrone sembra propendere per il linciaggio. È una soluzione primitiva, selvaggia, che ripugna alla mentalità moderna, ma è una soluzione; e varrebbe sempre meglio che la beata fiducia che quelle cose, fatta la rivoluzione, non avverranno più, o il magro espediente di rimandare il problema ai nepoti.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





Carrone