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      E almeno bastassero i secoli! Ma il fatto è che non si educa la massa se essa non si trova nella possibilità e nella necessità di fare da sè, e che l’organizzazione rivoluzionaria dei lavoratori, utile e necessaria finchè si vuole, non può estendersi e durare indefinitamente: arrivata ad un certo punto, se non sbocca nell’azione rivoluzionaria, o il governo la strozza, o essa da se stessa si corrompe o si sfascia – e bisogna ricominciare da capo.
      Come è vero che gli uomini “pratici” sono spesso i più ingenui utopisti!
      Ma tutta questa discussione non saprebbe forse alquanto di accademia se nel caso concreto si trattasse di un paese in cui la libera organizzazione dei lavoratori è distrutta ed interdetta, la libertà di stampa, di riunione, di associazione soppresse ed i propagandisti anarchici, socialisti, comunisti, repubblicani sono o rifugiati all’estero, o relegati nelle isole, o chiusi in prigione, o messi altrimenti in condizioni di non poter nè parlare, nè muoversi e quasi neppure respirare?
      Si può ragionevolmente sperare che il prossimo rivolgimento, in un paese ridotto nelle condizioni descritte, sarà la rivoluzione sociale in tutto il senso ampio e profondo che noi diamo alla parola? Non sembra che oggi il possibile e l’urgente sia piuttosto la riconquista delle condizioni necessarie alla propaganda e all’organizzazione?
      A me sembra che la ragione per cui si veggono tante difficoltà e si cade in tante incertezze e contraddizioni si è che o si vuole fare l’anarchia senza anarchici, o perchè si crede che la propaganda basti a convertire all’anarchia tutta o gran parte della popolazione prima che le condizioni ambientali siano radicalmente mutate.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338