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      Io li invidio, codesti anarchici. Vorrei anch'io poter nutrire l'antica fede ai trionfi avvezza (veramente non so se ai trionfi, ma certo alle battaglie). Vorrei anch'io aver conservato le idee semplici e tutte d'un pezzo di dieci anni fa. Allora anch'io m'illuderei e chiamerei lo stato di disfacimento del partito anarchico uno stato di riorganizzazione incipiente. Anch'io direi di saper di sicuro in qual modo, – e non altrimenti – si attuerà il socialismo. Anche io ripeterei che il governo, ogni governo, non è che l'organizzazione della classe privilegiata che opprime il popolo con le forze del popolo stesso e che il popolo, nominando dei deputati, delega ad essi la conquista e la difesa dei suoi diritti. E quando avessi detto ciò, mi sentirei soddisfatto e aspetterei il gran giorno della grande rivoluzione, che deve cambiare la faccia della terra, ma che ha il torto, secondo me gravissimo, di farsi un po' troppo aspettare.
      Disgraziatamente, lo confesso, son fatto alquanto maturo: e benchè mi tornasse comodo, non voglio buttarmi l'esperienza di dieci o quindici anni dietro le spalle. Son convinto che il partito anarchico abbia sbagliato strada: son convinto che gli anarchici tutti o quasi tutti, hanno lo stesso mio convincimento; e soltanto non osano confessarlo, e non hanno la forza di animo necessaria per staccarsi dal loro passato.
      La tattica astensionista ha portato questi due risultati: 1) ci ha separati dalla parte attiva e militante del popolo; 2) ci ha indebolito di fronte al governo.


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Anarchismo e democrazia
Soluzione anarchica e soluzione democratica del problema della libertà in una società socialista
di Errico Malatesta - Francesco Saverio Merlino
pagine 122