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      Insomma bisogna regolare l'uso della forza, limitarne i casi, toglierlo all'arbitrio di un'amministrazione o autorità centrale qualsiasi: ma non si può escludere a priori la necessità che la collettività adoperi la forza contro l'individuo o contro la minoranza, nei casi in cui vi sia veramente conflitto di volontà e d'interessi e la secessione non sia possibile e non riesca un compromesso. Cioè, si può a parole promettere l'Arcadia, l'Eldorado e la pace perpetua, ma si manterrebbe poi la promessa?
      Ecco come io rispondo a MALATESTA , e a mia volta gli faccio una domanda:
      Gl'individui useranno mai la forza l'uno contro l'altro? Se altri mi dà uno schiaffo, devo reagire o presentargli l'altra guancia?
      La risposta sua, la prevedo, è che devo reagire. E se sono debole? Accorrerà la gente a difendermi. E come farà la gente accorrendo, durante una rissa, a sapere da quale parte sta la ragione, per mettersi da quella? Ci sarà probabilmente chi piglia parte per l'uno, chi per l'altro dei contendenti. Quindi il popolo dev'essere tutto in armi a ogni disputa, che si accende tra due individui, e si dividerà in fazioni, proprio come ai tempi dei Cerchi e dei Donati, dei Bianchi e dei Neri.
      Io ho detto e ripeto che questo modo d'intendere l'Anarchia può esser passato per un momento per la mente di qualcuno, ma non è sostenibile: e più presto lo correggiamo, meglio è.
      MALATESTA dice che non fa il mestiere del profeta. Così dicono anche i socialisti democratici, quando si tenta di dimostrare loro gl'inconvenienti del Collettivismo.


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Anarchismo e democrazia
Soluzione anarchica e soluzione democratica del problema della libertà in una società socialista
di Errico Malatesta - Francesco Saverio Merlino
pagine 122

   





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