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      Le conseguenze della «fusione» sono compendiate nella capitolazione di Milano, e nell'armistizio volgarmente detto «Salasco».
      L'insurrezione accenna voler chiamare un'altra volta in campo gli Italiani. Con quale bandiera v'andranno? cominceranno la guerra gridando «viva la monarchia», o «viva la Repubblica»?
      Noi non vorremmo né l'una cosa, né l'altra. Dare senz'altro l'Italia un'altra volta nelle mani al principio che l'ha tradita ci parrebbe ormai qualche cosa di peggio che una stoltezza. Intimar la guerra ai governi italiani mentre pende la guerra d'indipendenza ci parrebbe non solo indebolire l'Italia rendendone piú sensibili le divisioni, ma un precipitarla in una guerra civile che peserebbe lungamente sulla coscienza dell'uomo, o del partito che l'avesse provocata. E alzar nella Lombardia la bandiera monarchica o la repubblicana è ugualmente decretare la guerra civile: il partito che facesse una cosa o l'altra ne avrebbe la responsabilità. Sulla coscienza dei monarchici di buona fede pesano già troppe sventure della patria perch'essi vogliano aggiungervi anche questa colpa, e i repubblicani debbono sentir troppo la santità della loro bandiera per non volerla sollevare insegna di guerra fraterna.
      Ma d'altra parte i partiti si sono troppo sviluppati in questi ultimi tempi per poterli arrestare con un'idea negativa come è quella di «aspettare» a guerra, finita. Sicché convien dare all'insurrezione Lombarda una bandiera, e una bandiera che possa essere accettata da tutti i partiti.


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Pagine politiche
di Goffredo Mameli
pagine 67

   





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