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      Cosí mentre si adempie ad un dovere di giustizia, e, applicando la legge dell'uguaglianza, si fa il bene di tutti, si rende nel tempo stesso piú prospera e potente la patria.
      La passata amministrazione non ci preparò bilanci sufficienti per far fronte onorevolmente alle spese di una guerra nazionale. Anche con l'immediata introduzione di qualsiasi riforma ordinaria non si potrebbe bastare a tanto. Le grandi misure e la emancipazione definitiva da ogni pregiudizio su cui poggia l'inalienabilità feudale sono quindi eminentemente richieste anche dalle necessità di avere un esercito e di provvedere alla vicina guerra. La reazione interna che cova sotto le ceneri, e la vicinanza del nemico straniero e di un principe italiano armato fino ai denti e anch'esso nemico d'Italia, una insurrezione lombarda che può toglierci dal lungo letargo e precipitare gli Italiani tutto ad un tratto in una nuova lotta, dovrebbero rendere febbrile la nostra attività e farci arditi nell'impiego dei mezzi e nell'apprestamento di un materiale da guerra e di un esercito, che valgano a lavare l'onta della recente sconfitta, e ad assicurare per sempre alla cara patria comune l'indipendenza e la libertà.
      Né scordiamoci che libertà e indipendenza vera non esistono senza nazionalità. Noi italiani vogliamo essere nazione; epperò nell'imminenza del gran fatto nazionale facciamo di subordinargli ogni questione locale, ogni interesse di provincia.
      Per verità Roma è la città in cui gli interessi municipali sono piú favoriti dallo sviluppo del principio nazionale.


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Pagine politiche
di Goffredo Mameli
pagine 67

   





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