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      I vecchi difendano le mura, le donne prendano cura pietosa dei feriti, e come le Spartane comandino ai figli di accudire al campo; dichiarando chi fugga indegno parto delle loro viscere. Oro e gemme si portino al tesoro della patria: non è tempo di sontuosi ornamenti e di splendore vano quando la patria versa in estremo pericolo. Se sarete avari, colla vita anche queste suppellettili voi perderete, e impingueranno il bottino dell'abborrito Croato. La insurrezione sia universale, o popoli delle belle pianure! Ogni sacrificio spontaneo è grande. In tal guisa operando noi trionferemo, e gli stessi ostinati nell'iniquo proponimento di consumare lo eccidio di questa terra infelice, si uniformeranno alle leggi del fato che segnano per loro l'ultima ora.
      Fratelli d'Italia quanti siete dalle Alpi sino a Spartivento! La patria con voce solenne ci chiama tutti alla difesa. È richiamo di madre che avvisa i figli a darle aita. Maledetto lo spietato che non si commuove, e ricusa, ingrato, di concorrere a spendere l'esistenza per Lei. Eh, se i lettori ci ponessero la mano sul cuore! Colle vibrazioni meglio che colle parole noi trasfonderemmo nell'anima loro la santa ira che scrivendo ci agita, e sonno ci toglie pensando alla sventura d'Italia e alla grandezza futura.
      Sí, la vittoria per noi è certa se ci risolveremo a morire, ma da «Romani» veri; gloria che fa la morte piú soave della vita.
      Ma che valere ha la vita messa alla discrezione dei Barbari? Che è mai la vita se la Patria è divisa, è schiava?


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Pagine politiche
di Goffredo Mameli
pagine 67

   





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