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      Ma presto un'amata piú possente di tutte, piú gelosa, piú fieramente esclusiva, lo ebbe suo, vincendo e stravincendo in un tratto. Già nell'ode or ora accennata aveva egli espresso fino dal '45 lo stato dell'animo suo, combattuto tra lusinga di canti e desiderio di pugne. E ancora non era trascorso un anno, che l'inno all'Alba appariva; vera alba del maturo suo genio di poeta guerriero, a cui si accompagnarono, o di breve intervallo seguirono, gl'inni ai fratelli Bandiera, a Dante, a Roma, agli Apostoli; magnifica esplosione di amor patrio, a cui presto dovremo ritornare.
      E intanto aveva ideato un dramma; in versi, naturalmente; il Paolo da Novi. È un gran sognatore di virtú, quel povero tintore di seta, portato tant'alto dalla sua prodezza di combattente, da prima al tribunato del popolo, quindi alla piú eccelsa magistratura della Repubblica, dove tosto lo vediamo circuito dalle invidie dei colleghi, che non dubiteranno di giungere al tradimento, e dalla doppia insidia, politica e domestica, del giovine straniero ch'egli ha accolto come ospite e fatto partecipe dei piú gelosi segreti. Come fu tanto credulo? Non lo chiediamo. Paolo è fatto cosí, come tanti son fatti; ond'è profondamente umano. Tradito in piazza, tradito in campo, tradito in casa, non tralascia di esserci simpatico, tanta è la nobiltà dell'animo suo; e da quella nobiltà cosí naturale, cosí semplice, può sollevarsi senza sforzo ad una tragica grandezza, quando, troppo tardi aperti gli occhi alla dolorosa verità, prorompe alla giusta vendetta, non curando il pericolo del ritornare in città, essendovi già entrati i Francesi.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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