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      Ma è vano il disputare di ciò: il Paolo da Novi rimase lí, appena digrossato. Perché fosse finito, e sulla scena o in volume mostrasse tutta la bellezza del suo concepimento drammatico, rincalzata dalla varia tempra dei versi e dalla energia dei pensieri, onde gli abbozzi erano già cosí larga promessa, occorreva un '46 tranquillo, piú amico alle quiete meditazioni dell'arte. E il Poeta, che dal finire del '45 più non istava alle mosse, ebbe dal nuovo anno impulsi gagliardi a tutt'altre ispirazioni.
     
      III.
     
      Già l'inno ai Bandiera correva manoscritto per le mani di tutti; già l'Alba diceva che cosa aspettasse il Poeta. Studente, era da' suoi versi potenti e dalle sue speranze animose designato vessillifero di quei moti liberali, che prima da Genova e poi da Torino dovevano spingere Carlo Alberto alle riforme, alla costituzione, alla guerra contro l'Austriaco. Per rimanere in quell'anno della sveglia, come fu nominato, ricordiamo che la esaltazione di Pio IX alla sede pontificale aveva già fatto nel luglio divampare per tutta la Penisola quell'incendio di affetti politici e religiosi, che per un istante parvero far rivivere l'antico spirito delle Crociate, a servizio di una causa affatto moderna. Goffredo Mameli, per altro, da due anni legato in carteggio segreto con Giuseppe Mazzini e con gli affigliati alla Giovine Italia, non si lasciò trascinare dalla corrente; e non di riforme s'impacciò, non di federazioni sotto la presidenza del Papa, ed alzò in Genova la bandiera unitaria di Giuseppe Mazzini.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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