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      Che sol nel fuoco crepitante olezza,
      Il mio dolor coltiverò nel coreCon vigile custodia, come cosa
      Caramente diletta. Ma d'un risoL'anima, affranta dal dolor, consola
      Talvolta, o pia: egli le fia vitaleCome rugiada all'arso fior che il raggio
      Del Sol corrusco nel Lion saetta".
     
      Mentre che il giovinetto in queste noteMeste d'amore e di dolor sfogava
      Il secreto dell'anima, la bellaLieve sui fior s'avanza; e a lui girando
      I grand'occhi cilestri, all'amorosoQuesti accenti rivolse, che sul core
      Dolcissimi gli sceser come l'ondaD'un'armonía che dalle labbra voli
      D'una notturna Peri, allor che il cantoTra i roseti discioglie, armonizzando
      Col respiro dell'aura che si frangeFra le mai sempre verdi Arabe palme.
     
      E me la fiamma dell'amor consumaPer te, o gentile. Se a me volgi il guardo,
      Fremer la vita nelle vene io sento,
      Vinta all'incanto della tua bellezzaSe la notte il suo negro vel distende
      Per i campi del cielo, in ciel vagheggioDelle tue chiome il nereggiar: se l'alba
      Ride dall'orïente, il tuo sorrisoNel suo riso vagheggio; e nei profumi
      Propagati dall'aloe, libar credoIl sospir del tuo labbro".
     
      E sí dicendo,
      Il vel raccolse dal sembiante, e parveQuale l'astro d'amor che si disvolve
      Dal vapor d'una nube.
      Il passeggieroAttonito mirolla, e la credette
      Una eterea sembianza, od un vaganteDell'etra abitator, che, riposato
      Dall'aereo vìaggio, al ciel natíoDe' suoi vanni raggianti il lampo spieghi,
      A ingemmar d'un novello astro le sfere.
     
      BALLATA(31)
     
      BELLA dal sen di neve,
      Bella dal crin dorato,
      Ridi al poeta: breve


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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