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      Ed il Vero n'è l'arma, n'è il duce,
      Come il Sol che combatte la notte;
      E il suo brando son mari di luce.
      Era in ceppi Sansone: le porteGli eran chiuse d'intorno: quel forte,
      Rotti i ceppi, le svelse dal suol:
      Sulle spalle le tolse, e sul colleAi confini del cielo piantolle;
      Il suo regno si chiude là sol.
     
      Il suo regno col cielo finisce,
      Ove l'uom si confonde con Dio,
      E indïato al gran Tutto si unisceIn quel segno d'un santo disío
      Che gli splende raggiante alle ciglia,
      Si fa l'uomo una sola famiglia,
      Perché giunta è l'età dell'amor.
      Incominciano nuovi destini,
      Son caduti gli angusti confini,
      Che han divisi i fratelli fra lor(70).
     
      Oh, vedete quel campo di prodi!
      Altre volte avean tante bandiere,
      Quante sono dei regi le frodi.
      Benedette le giovani schiere!
      Fêr di mille vessilli un vessillo,
      E alla voce d'un unico squilloEsser liberi o morti giurâr.
      Perchè unifica il Verbo d'amore;
      E divide chi, l'odio e il doloreSeminando, ne coglie il regnar.
      SALVE, O RISORTA(71)
     
      COMPIUTO s'è il miracolo;
      La tomba apre le porte,
      Perché il Cristo dei popoliRisuscitò da morte,
      Scontò di tutti il fio.
      Salve, fatale Italia!
      Però che quando Iddio
      Vuol rinnovar la terra,
      Ti crea, ti lancia in guerra,
      Ti affida l'avvenir.
     
      Salve, o risorta! Un secoloNuovo per te cominci:
      La tua bandiera è Popolo;
      In questo segno vinci.
      Oh, senza audacia è datoImporre a Roma il vincere!
      Vinci; non senti il Fato
      Nel seno tuo fremente?
      Dell'universa genteNon odi tu il sospir?
     
      Pria fu un potente anelitoDi pochi grandi, e soli;
      Poscia del mondo un fremito,
      Che scosse entrambi i poli.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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