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      Miseri!
      Sui sogni lor la pienaDio verserà del popolo.
      Curvate il capo, o genti;
      La speme dei redentiLa nuova Roma appar.
      Non deporrem la spada, ecc.
     
      Noi lo giuriam pei martiriUccisi dai tiranni,
      Pei sacrosanti palpitiCompressi in cor tanti anni;
      E questo suol, che sanguinaSangue de' nostri santi,
      Al mondo, a Dio d'innantiCi sia solenne altar;
      Non deporrem la spada, ecc.
      26 Agosto 1848.
      R. R. di F.(78)
     
      CADEA la sera, e presso a lei, rapito,
      Mestamente nel pallido tramonto,
      Lungo il lido del mar, che lene leneUn inno ignoto susurrar parea,
      Errando andava da piú istanti; entrambiSenza far motto, qual talora il canto
      Langue sul labbro del poeta, quandoLa parola vien meno al suo pensiero,
      Perché un carme nell'anima gli vaga,
      Qual negli eterni Elisi i Cherubini
      Pensar son usi. Ella guardava in alto,
      Io lei guardava, e mi parea piú bellaCh'io l'avessi mai vista. Alfin divelse
      L'occhio dal ciel, come persona stancaDa un gran pensiero; e soffermossi a caso
      Sovra d'un fior che le languía sul petto,
      La sua pupilla errante; e il giorno e 'l fiore,
      Ambo morenti, l'anima gentileAvean di meste fantasie ripiena.
      Io, che compresi il suo pensier, le strinsiBlandamente la mano. Ella guardommi
      Come chi guarda qualche cosa caraL'ultima volta. Nel femmineo sguardo
      Amore è acuto. Dalla mia pupilla,
      Benchè rapita nel suo caro aspetto,
      Un'idea tralucea, cupa, profondaCome un decreto del destino. Ed ella
      Chinò la fronte, e tacque. In quella calmaDelle cose universe anch'io bevuto
      Avea l'oblio per un istante, e comeSquilla di guerra il militar che dorme


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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