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      Della bellezza. Oh, chi nol sente, insino...(89)
     
      VII.
     
      Ancor conserva la sua vita il tuo;
      Pur sanguinante il mio palpita ancora,
      E il pensiero che eterno lo affatica
      È che fors' io non ti vedrò piú mai.
      Questa parola d'un dolore è piena,
      Piú profondo che il gemito sull'urnaD'una diletta estinta. Ambo vivremo,
      Ma schiuderemo le pupille al giornoSovra il talamo vedovo e deserto.
      E a te la figlia blandirà l'orecchioDella prima dolcissima parola.
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      Quando la cara ti verrà d'intornoColle tenere mani accarezzando,
      Quando il suo labbro blandirà il tuo labbro,
      Oh, tu rammenta lui, la cui preghieraTi benedice, e c'hai dell'amor tuo
      Tu benedetto. E se quel volto al suoSomiglierà, pàlpiti ancor fedele
      Alla memoria dolcemente il core(90).
     
      VIII(91).
     
      Tutto finí; siccome un sogno sparve.
      Sino alla notte errai, come deliro,
      Non badando a' miei passi. Alfin sto meglio;
      Ora ragiono. Ogni rumor si tacque.
      Oh, nella notte si distingon meglioGl'intricati pensier. Queste pareti,
      Abbenchè brune, non mi riescon tristi.
      Tutto è a posto: la chiave è nella portaI miei muti son là, dormon: la casa
      Tutta è proprio tranquilla. Oh, non v'è causaQui, da temer: tutto va bene. Il paggio
      Trovò Don Guritano: egli compreseChe si tratta di lei. È vero, o Dio?
      Dunque ti posso benedir; l'avvisoA lei lasciasti pervenir, n'è vero?
      Tu m'aiutasti, tu che sei sí pio,
      A protegger quell'angelo, a salvarloDagli intrighi del vile? Ella è ben salva;
      Tu la proteggi; e alfin morir poss'io.
      (il tire une fiole)


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





Don Guritano Dio