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      È la notte. Vi saranno due finestre opposte, di cui l'una metterà sul mare. Cielo sereno stellato.
     
      TERESA canta; PAOLO. le è presso.
     
      TERESA.
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . .(108)
      PAOLO.
      Dolce e divino sul tuo labbro il canto;
      Bello è il sereno della notte, e il risoDelle tremole stelle. Eppur quel riso,
      Oh, non è il riso della gioia! In coreCome un presagio di dolor mi scende.
      Quando ne miro il verecondo raggioChe l'angelico volto t'inargenta
      Coll'onda di sua luce, e ti sorride,
      Siccome a una sorella, oh, il cor mi diceChe fallace lusingami la speme
      Che tutto tutto in me s'accentri il santoRaggio d'amor che in te trasfuse il cielo.
      Cosa sí bella, e sí divina, in terraFigger non puote la pupilla.
      (Teresa lo guarda imbarazzata. Paolo continua)
      Oh! Dio,
      Com'astro che nel ciel segna la viaAl soggiorno degli Angeli, ti pose
      Genio d'amor sul mio cammino, e quantoDi sua luce immortal nell'universo
      Rivela, e di sé stesso, in te vagheggio.
      Guardami in viso. Oh, ch'io, ch'io figga il guardoNel tuo guardo, com'aquila che ardente
      Punta l'occhio nel Sole, e si sublima!
      Oh, ch'io m'innebrii nel tuo guardo e bevaL'aura di cielo che ne sgorga!
      TERESA.
      Ah, taci,
      Taci, Paolo, per Dio! Non sai qual piagaLa tua parola in cor mi cerchi. Oh, pria,
      Quando d'amor mi ragionavi, in terraFruir credea degli Angeli la gioia.
      Ma quel tempo passò; più non ne avanzaChe memoria... e (fra sé) rimorso.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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