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      La latina allegoria di Cesare al Rubicone č, in minori proporzioni, una posizione analoga. E certo, Napoleone Bonaparte, quando la voluttā dell'Impero lusingava il Console (haec omnia tibi dabo, si cadens adoraveris me) avrebbe commentato molto bene questa allegoria evangelica.
      Ammettendo che Cristo fosse veramente Dio, qui si racconta istoricamente un fatto vero; si mette in bocca all'Evangelista una leggenda gretta, ridicola, contradittoria. Di fatti, come il Demonio poteva sperare di tentar col regno della terra il Dio creatore e signore dell'universo? E quand'anche la tentazione fosse degna di lui, forse che un Dio poteva peccare? Lascio da parte il rispetto con cui si fa parlar da Cristo al Demonio; ma come mai Iddio non trova altra ragione da opporre al Demonio, che un testo scritturale? (Vade, Satana; scriptum est enim, Dominum tuum adoraveris, et illi soli servies). Osservo inoltre che Cristo, parlando di Dio, usa sempre le frasi che userebbe un uomo qualunque (Dominum Deum); che la parola filius Dei, che qui ed altrove si applica, č usata negli scrittori biblici per significare indistintamente gli "eletti", i "giusti" gli Angeli; ed in tal senso l'accettano, e sono obbligati a difenderla molte volte. Vedi nel Libro di Giobbe, ed altrove; e nello stesso Vangelo, poco dopo, "beati pacifici quoniam filii Dei vocabuntur". Sec. Matheum, C. V, v. 9.
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      Amen quippe dico vobis, donec transeat coelum et terra, jota unum aut unus apex non praeteribit ex lege, donec omnia fiant
      . (Id. C. V, 18).


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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