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      I nemici interni ruppero in mano al soldato la spada, e gli ferirono la mano. Quanto v'ha d'impuro, d'antinazionale, di tristo, di gesuitico fra di noi, or si rimesce ed opera. La reazione, accovacciatasi a Roma o a Torino nelle tenebre, suona ora il tamburo, sorride all'esito de' meditati suoi tradimenti: poc'anzi congiurava in arcano silenzio; or muove ad incontrare i suoi generali, e accenna a levare, scopertamente, dichiaratamente, la testa.
      La nazione era surta dal suo sepolcro: adesso torna impossibile non s'agiti, combattuta da sí terribili fatti, e appena nata discenda rassegnatamente, a occhi veggenti, nell'antico sepolcro. Vuole e dee vivere, libera, unita, cancellando sulla sua fronte un obbrobrio non suo.
      Ora, ciò che si ha maggiormente a temere è che per mancanza di consiglio, d'armonia d'azione, di scopo comune, gli elementi della vita nazionale, o divampino in vani e scomposti conati, o isteriliscano nella pubblica angoscia, nel disonore, nello scetticismo della delusione, nella inattività. In ambi i casi si verrebbe a consumare inutilmente quel tesoro di forze che gli avvenimenti sinistri e la iniquità degli uomini non valsero a spegnere. Ed è piú che mai necessario, urgentissimo, tentare ogni mezzo che possa avvicinare, contemprare e confondere in una efficace unità di volere le sparse opinioni individuali.
      Uno fra questi mezzi, il piú fecondo, forse, e piú consentaneo alla libera vita che aneliamo stabilire durevolmente in Italia, ci sembra quello di fissare un centro dove possano i buoni convenire, discutere, conoscersi, per vigilare concordi alla salvezza della patria, e colle disputazioni fraterne e coll'opera comune migliore educando sé stessi ed il popolo, meditare, suggerire e trar dalla teoria nella pratica que' divisamenti che paressero meglio utili in queste supreme necessità dell'Italia.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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