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      Molti non conosciamo; però né difendiamo, né accusiamo. E d'altra parte non è qui la questione. Un Circolo non può essere giudicato che da ciò ch'egli fa come Circolo. Ora, negli atti del Circolo Italiano troviamo fatti che possono dar luogo a discussioni politiche, niente che agli occhi di nessuna opinione, onestamente professata, possa apparire una colpa. A noi paiono generalmente buoni. Protestò contro le infamie del nostro governo; consigliò la flotta a difendere Venezia; raccolse denaro per questa invitta città e per la emigrazione Lombarda; cercò diffonder l'idea dei Corpi franchi. E questi fatti, ripetiamo, a noi paiono buoni. Altri può trovarvi un errore, nessuno una colpa. Ma gli uomini che professano opinioni differenti da quelle del Circolo, continuano a diffondere accuse, contro alcuni de' suoi membri non solo (queste non sarebbero state che questioni personali) ma a renderne risponsabile l'intero Circolo; cosa che a noi sembra assurda. Nondimeno, se la cosa si fosse arrestata qui non l'avremmo riguardata che come una di quelle armi, miserabili assai, ma sventuratamente usate assai spesso, con cui un partito fa la guerra ad un altro. L'unico sentimento che ciò destava in noi, era il desiderio e la speranza che gli uomini delle nostre opinioni non ne userebbero mai.
      Poi, s'inviavano l'una sull'altra lettere anonime, piene di insulti e minacce contro i membri piú influenti del Circolo, e si udian gridare per ogni angolo libelli contro di lui, ma scritti cosí stupidamente, firmati da nomi cosí nulli, che in sulle prime i membri del Circolo non ne facean parola per disprezzo, i nemici per pudore, e fors'anche, amiamo crederlo, per onestà; giacché le accuse erano cosí indecorose per chi le scriveva, che certo niuno che si rispetti, a qualsiasi opinione appartenga, vorrebbe assumerne la responsabilità. Però, ciò non ebbe da prima altro seguito che alcuni pugni scambiati fra un certo cappellano Grillo e qualcuno ch'era stanco delle costui insolenze; questione totalmente personale.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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