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      Tali soldati, che, come disertori, non possono sperare di esser considerati quali prigionieri di guerra, son gente che sa di dover vincere o morire al suo posto.
      Nello stesso tempo (e questo a nobile richiesta delle stesse, provincie) fu diramato ordine di mobilizzare la Guardia Nazionale. Il Popolo, che domanda in massima di avere il suo posto al fuoco, nel caso si abbia a difendere la rivoluzione contro la reazione e lo straniero, mostra quanto e come, in modo veramente Romano, si ami la libertà fra noi.
      Conviene sperare che questa opera di cosí vitale importanza acquisti tutto il necessario ordinamento ed estensione. Finora la Guardia Nazionale non rappresenta che, direi cosí, tanti corpi staccati quante sono le città o i villaggi. Si scorge a prima vista quali inconvenienti ciò produrrebbe, in caso di un generale mobilizzamento, mentre l'accentrarla e il farne un'armata sarebbe cosa difficile nel momento del pericolo, e ne renderebbe piú lenta e meno vantaggiosa l'azione. Per provvedere a tal uopo, dovrebbe istituirsi una commissione centrale di organizzazione e mobilizzazione della Guardia Nazionale, la quale preparasse quell'ordine, con cui dovrebbe questa milizia disporsi in campagna.
      Tal commissione dovrebbe anche occuparsi di estendere maggiormente l'istituzione della Guardia Nazionale chiamando a tale servizio tutti i cittadini, mentre ora non ne fa parte che una frazione. Nello stesso tempo essa dividerebbe proporzionatamente fra i municipii e i comuni le spese che a ciò si richieggono massimamente per la compra delle armi, risparmiando cosí l'erario, che sarà chiamato a grandi sforzi per provvedere a porre in istato di guerra l'armata regolare.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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